Søren Kierkegaard

[[Regine Olsen Ultimo di sette figli, Kierkegaard cresce in un ambiente e contesto profondamente religioso: il padre, infatti, convinto protestante, insegna quanto prima i valori di tale fede al figlio Søren. Figura tormentata, complessa e malinconica, Kierkegaard coltiva sin dalla prima gioventù un doloroso senso di colpa, che sarà poi la base di partenza di tutta la sua riflessione filosofica, incentrata sulle tematiche di angoscia, disperazione e fede. Cresciuto con questo fardello (che egli stesso, più avanti, nelle pagine del suo imponente ''Diario'', definirà come il suo "pungolo nella carne"), Kierkegaard si avvicina alla filosofia, portando avanti i suoi studi fino all'elaborazione e pubblicazione della sua tesi di laurea, intitolata ''Sul concetto di ironia in riferimento costante a Socrate''.

Nello stesso periodo, accade un evento estremamente significativo per la sua esistenza: nel 1837, infatti, fa la conoscenza di una ragazza, Regine Olsen, e se ne innamora perdutamente sin da principio. Dopo tre anni di corteggiamenti, Kierkegaard riesce finalmente a fidanzarsi con la giovane; ma questo rapporto, presto destinato a sfociare in un matrimonio, genera una tremenda inquietudine dentro l'anima del filosofo danese, inquietudine che lo spinge, dopo circa un anno di atroci tormenti interiori, a distruggere ogni rapporto con la ragazza, che arriverà anche a meditare il suicidio per un breve periodo di tempo. Le opprimenti incertezze manifestate da Kierkegaard possono essere spiegate con il suo stesso pensiero: egli, infatti, considerava la possibilità come la categoria esistenziale umana fondamentale; le possibilità poste dinanzi all'uomo sono infinite, ma questo è tutt'altro che un elemento positivo, in quanto, pur avendo un numero infinito di possibilità, siamo chiamati a una sola scelta, che non solo comporta l'annientamento di tutte le altre opzioni, ma può anche avere come conseguenza una "non-realizzazione" (ossia un fallimento).

La consapevolezza di avere di fronte a sé questo numero infinito di possibilità (in contrasto a una sola scelta da attuare) genera nell'individuo una fortissima angoscia, che lo paralizza e gli impedisce di scegliere, facendolo costantemente rimanere a un "punto zero" (cioè a una fase in cui l'individuo non ha ancora attuato una scelta definitiva). Questa dialettica degli opposti, inconciliabile ed eternamente conflittuale (che, dunque, non si risolve in una sintesi pacificatoria, come voleva, invece, Hegel), si riflette appieno in quelli che Kierkegaard chiama ''stadi esistenziali'', ossia le diverse modalità di vita che un essere umano può, appunto, scegliere: essi sono lo stadio estetico, lo stadio etico e lo stadio religioso, ognuno con caratteristiche proprie e completamente uniche e distinte da quelle di tutti gli altri stadi.

Nell'ultimo anno della sua vita, infine, Kierkegaard entra in polemica con la Chiesa statale luterana: il pretesto gli è offerto dalla morte di un vescovo - in precedenza amico del padre del filosofo - accusato di vivere nel lusso, tradendo, quindi, i princìpi della Bibbia. Visto il sentimento indifferente degli altri vescovi dinanzi ai comportamenti del defunto prete, Kierkegaard, tramite la pubblicazione di un periodico intitolato ''L'istante'', mostra tutto il suo disappunto verso la corruzione morale della Chiesa danese. Però poco dopo un malore stronca la vita di Kierkegaard, che muore l'11 novembre 1855, a soli 42 anni.

Il pensiero di Kierkegaard, diffuso tramite diversi saggi da lui scritti - alcuni sotto pseudonimo -, non riscosse particolare notorietà al di fuori del suo paese d'origine quando lui era ancora in vita, soprattutto a causa della sua posizione anti-hegeliana (essendo l'hegelismo la corrente filosofica dominante dell'epoca), ma anche per via degli argomenti da lui trattati, così come anche per lo stile di scrittura da lui adottato, particolarmente personale ed emotivo. Solo alla fine del primo conflitto mondiale, alla luce dell'immane tragedia appena accaduta, i filosofi porranno l'accento della loro riflessione sui sentimenti oscuri, tormentati e sofferti dell'uomo dinanzi alla vita e alla morte e, in questo loro rinnovato interesse, Kierkegaard troverà un posto di primo piano all'interno dei loro studi, venendo riconsiderato e apprezzato più che mai in tutto il mondo (un fenomeno, questo, successivamente denominato ''Kierkegaard Renaissance''). Per questo, si parla spesso di Kierkegaard come del padre di quella corrente filosofica che, nel Novecento, assumerà il nome di esistenzialismo. da Wikipedia
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